Chi non ha mai conosciuto amore ed accoglienza come può accettarlo? La storia di Xiomara
Xiomara è una ragazza di 17 anni. Aspetto trasandato, un po’ sovrappeso, con le forme di una donna in un corpo e in una testa però ancora da adolescente. È all’Aldea da un anno e grazie a tale struttura ha potuto riprendere gli studi interrotti a causa di una difficile situazione familiare. Xiomara si presenta al colloquio come ogni settimana da ormai troppi mesi. Non si fida di noi, ci guarda con sospetto e le poche parole che ad ogni incontro escono dalla sua bocca sono cariche di noia e di voglia di non esprimersi. La psicologa responsabile del centro sottolinea che è una cosa più che normale per bambini cresciuti in una situazione di perenne tradimento all’interno della famiglia, traditi da coloro che dovevano prendersi cura di loro e che ora hanno una conseguente difficoltà ad aprirsi e a relazionarsi con terzi, “grandi”.
Chi non ha mai conosciuto amore ed accoglienza come può accettarlo?
Mentre Suly, la psicologa responsabile dello sportello di ascolto ed aiuto dell’Aldea, inizia il colloquio, io ho la possibilità di leggere la lunga cartella clinica e “giudiziaria” della ragazza. Xiomara nasce a Huanuco nel 1998, terzogenita con un fratello di 18 anni ed uno di 22. Non ha mai conosciuto la mamma perché abbandonato la casa familiare per motivazioni che non son rese chiare. Ha vissuto prima con il papà ed i due fratelli maggiori, poi, dopo il successivo matrimonio del padre con una nuova donna, si è trasferita nell’abitazione della donna nelle campagne limitrofe. Dal matrimonio con questa nuova donna son nati tre figli. Le cause del suo trasferimento forzato all’Aldea sono chiare in ogni documento contenuto nel fascicolo: maltrattamenti ed abusi nel nucleo familiare.
Nessuno è venuto a trovarla all’Aldea in 11 mesi. Eppure, la struttura permette e spinge per il riavvicinamento tra i suoi ospiti e i membri delle famiglia di origine, al fine di creare le basi per un reinserimento nella casa d’appartenenza controllato e supervisionato da psicologi ed assistenti sociali.
A questo primo incontro con Xiomara, ne son seguiti diversi altri, psicologici e ludici, nel quale ho avuto la possibilità di entrare in contatto con lei e di esplorare il suo tormentato monto interiore.
Uno dei primi argomenti toccati con la ragazza è stato l’abbandono della mamma: Xiomara non capisce come mai la mamma abbia abbandonata lei e i suoi fratelli. Le domande che lea tormantano sono quelle che tutti possiamo immaginare: “Abbiamo fatto qualcosa di male?”, “Siamo stati cattivi?”, “Perché non meritiamo amore?”. Ma Xiomara non ha gli strumenti per potersi dare delle risposte e la sua reazione è prendersi tutta la colpa di quanto successo. Un processo abbastanza comune in situazioni del genere, per proteggere l’idea di un genitore amorevole tutte le responsabilità vengono prese dai figli. L’ abbandono materno ha versato tutta la famiglia in un sistema machista fatto di sfruttamento vero e proprio della ragazza: essendo lei unica donna di casa doveva provvedere a tutto e ciò ha comportato anche l’abbandono degli studi. Xiomara racconta che se non svolgeva un compito veniva malmenata dai fratelli. I due fratelli maggiori sono un tasto molto dolente per la ragazza, quando ne parla si agita e cerca di eliminare il pensiero perché dai fratelli maggiori, sangue del suo sangue, è stata più volte abusata dall’età di 11 anni.
Il trasferimento nelle campagne a casa della matrigna non ha però portato tempi migliori. La nuova coppia “genitoriale” infatti con l’arrivo dei tre nuovi bambini non si è dimostrata più disponibile con lei. Anzi, la matrigna sfogava su Xiomara, indifesa e non affettivamente legata a lei, ogni sua frustrazione riguardo il rapporto con il marito e la difficile situazione economica. Un misto di gelosia ed impotenza e rabbia, di cui capire le radici è tanto complesso.
Il padre? Fisicamente presente ma realmente assente, nella storia di Xiomara è uno spettatore inerme, anche nei confronti di tutti i soprusi e delle violenze fisiche e verbali verso la ragazza. Un padre osservatore che non ha mai fatto nulla per cambiare quel sistema caratterizzato da dolore e disagio psichico. Un padre che ha evitato l’incontro anche dopo l’allontanamento della ragazza.
Xiomara ha vissuto così 6 anni. Fino a quando a 16 anni entra in confidenza con la vicina di casa. Parla di lei sorridendo (per la prima volta!) e ci dice che per lei era come una mamma. Una signora senza figli, contadina che le apriva la porta per una tazza di latte caldo ogni pomeriggio. È grazie a questa donna che Xiomara ha potuto confessare per la prima volta ciò che accadeva in casa e grazie a tale donna che la ragazza una mattina di marzo è stata presa dalla polizia e portata in ospedale.Dai controlli medici emersero lesioni sia a livello fisico che sessuale. Dopo un iter molto difficile di visite e colloqui è stata portata all’Aldea dove finalmente ha potuto iniziare una vita da ragazza “normale”.Va a scuola tutte le mattine ed il pomeriggio partecipa attivamente alle attività ricreative organizzate dai volontari e dal personale interno della struttura nonostante il suo essere riservata e timida ha potuto stringere legami molto forti con gli altri ragazzi e bambini del posto. Alla domanda se vuole tornare a casa lei risponde sempre con un secco “No”. “All’Aldea sono felice”.